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Analisi del modello di trazione antica

  • Matteo Lucaroni
  • 11 ott 2016
  • Tempo di lettura: 4 min


Volendo analizzare in maniera semplice ma accurata lo stile di tiro antico identificato nelle numerosissime iconografie raccolte, lo si può descrivere nel seguente modo. Si consideri l’arciere destrimano. Tutto il movimento parte dagli arti inferiori: i piedi sono ben aderenti al terreno, le ginocchia sono flesse, il bacino leggermente antiverso. Una volta stabilizzato il comparto inferiore inizia la fase di trazione e apertura dell’arco.

Una volta incoccata la freccia, si portano entrambe le braccia verso l’alto ma non eccessivamente con un movimento di abduzione dell’arto superiore sinistro per arrivare alla posizione corretta, seguito dall’arto superiore destro che già è in contatto con la corda. Il gomito del braccio sinistro non è mai completamente esteso, se non alla fine della fase di trazione (quando l’arciere “entra nell’arco”).

La fase di trazione è caratterizzata da un simultaneo movimento di entrambi gli arti superiori: il gomito sinistro si estende e la spalla si porta a 90° di abduzione rispetto al torace (quindi il braccio sinistro si abbassa) mentre l’arto destro, abbassandosi anch’esso, traziona la corda fino ad arrivare al massimo allungo possibile che comunemente corrisponde all’orecchio (lo spazio tra orecchio e collo per essere precisi). Facendo ciò, l’arto superiore destro effettua una abduzione sul piano trasverso e una flessione totale del gomito fino a formare una linea retta sovrapponibile alla freccia.




Tutta la muscolatura superiore del tronco e degli arti è in tensione attiva, non ci sono blocchi articolari passivi ( spalla e gomito incassati). Una volta che si è arrivati all’allungo massimo consentito avviene il rilascio, che dovrebbe essere fatto in maniera dinamica e continuando a portare indietro l’arto e la mano, che risulta proiettata indietro-alto (il famoso “strappetto”). Il motivo e l’utilità di tale gesto è da ritrovarsi nella balistica interna dell’attrezzo, poiché data la geometria dell’arco, variazioni anche piccole di allungo nei valori terminali (prossimi ai 32 pollici di allungo e oltre) comportano vertiginosi aumenti di energia trasmissibile alla freccia, e quindi ulteriori vantaggi in termini di velocità di uscita della freccia, penetrazione al bersaglio, potere di arresto.

È interessante notare come anche in epoca contemporanea, presso popolazioni africane e asiatiche, siano attuali i modi di tiro con l’arco simili al modello biomeccanico sopra descritto (qualora sia usato un arco molto forte in caccia).


Metodologia


Per questa sperimentazione sono stati scelti dieci soggetti, nove uomini e una donna, senza pregresse problematiche ortopediche o neurologiche, suddivisi in due gruppi di studio. Un gruppo composto da tre soggetti è stato definito “top level”, mentre nell’altro i restanti sette sono stati definiti “medium level”.

Il protocollo prevede l’uso delle seguenti strumentazioni di laboratorio: elettromiografo telemetrico di superficie a 16 canali, pedane di forza triassiali e sistema optoelettronico di analisi del movimento ad elevata risoluzione spazio-temporale, costituito da 6 videocamere all’infrarosso e marker riflettent di 0,5 cm di diametro.

I muscoli presi in esame sono 8:

  • Deltoide posteriore destro e deltoide posteriore sinistro

  • Trapezio medio destro e trapezio medio sinistro

  • Trapezio inferiore destro e trapezio inferiore sinistro

  • Gran dorsale destro e gran dorsale sinistro

Per i muscoli deltoide posteriore, trapezio medio e inferiore si intendono i fasci principali corrispondenti (suddivisione spaziale basata sull’andamento delle fibre muscolari).

Gli elettrodi per l’analisi elettromiografica sono stati posizionati in accordo alle specifiche SENIAM.


Per standardizzare i dati elettromiografici, e consentirne il raffronto, questi sono stati normalizzati al valore ottenuto durante un test MVIC (Massima Contrazione Isometrica Volontaria). Quindi ciascun soggetto ha effettuato un test MVIC per ciascun muscolo preso in esame, seguendo le specifiche linee guida.[1]

I marker riflettenti sono stati posizionati sui seguenti punti di repere:

  • Processo spinoso della 7° vertebra cervicale (C7)

  • Processo spinoso della 8° vertebra toracica (T8)

  • Incisura giugulare

  • Processo xifoideo dello sterno

  • Acromion (1 marker a destra e 1 a sinistra)

  • Epicondilo mediale dell’omero (1 marker a destra e 1 a sinistra)

  • Epicondilo laterale dell’omero (1 marker a destra e 1 a sinistra)

  • Processo stiloideo mediale del polso (1 marker a destra e 1 a sinistra)

  • Processo stiloideo laterale del polso (1 marker a destra e 1 a sinistra)

Il sistema acquisisce dati con una velocità di campionamento di 680 HZ.

Le 4 pedane dinamometriche sono state usate come una unica grande pedana al fine di valutare le forze di reazione al suolo e le perturbazioni generate dai soggetti durante il tiro.

Inoltre il suddetto protocollo prevede, per il gruppo “medium level” l’uso di 2 archi di cui è standardizzato il carico finale, ovvero archi di diverso libbraggio, ma con lo stesso carico agli allunghi di riferimento (a scopo esemplificativo: carico di 60 lb a 28 pollici di allungo e a 32 pollici di allungo). I soggetti del gruppo “top level” invece, hanno usato ognuno il proprio arco.

Ad ogni soggetto è stata fatta fare una volée di 3 frecce, nello specifico il gruppo “top level” ha usato archi di forte libbraggio (rispettivamente 140 lb a 32 pollici, 110 lb a 32 pollici e 100 lb a 32 pollici) mentre per l’altro gruppo sono stati usati 2 archi rispettivamente di 48 libbre a 28 pollici di allungo e 48 libbre a 32 pollici di allungo con i quali è stata effettuata la volée, con la differenza di stile: una volée con arco da 48 lb a 28 pollici di allungo con lo stile di tiro “moderno” e una volée con arco da 48 lb a 32 pollici di allungo con lo stile di tiro “antico”.


Risultati


Prima di analizzare in maniera dettagliata i dati elaborati durante i test di laboratorio, occorre fare delle premesse:

  • sono stati studiati due stili di tiro: lo stile Antico e lo stile Moderno.

  • per una migliore comprensione, il gesto tecnico complessivo è stato suddiviso in fasi chiave: Fase Iniziale, Posizionamento, Ancoraggio e Rilascio.

  • nella sequenza temporale riportata nelle seguenti immagini, il momento di riferimento è dato da una linea bianca verticale, riscontrabile nei tracciati elettromiografici.

  • il gesto tecnico nello stile Antico è risultato più intenso (maggiore attivazione muscolare in termini di picco massimo) rispetto a quello effettuato nello stile Moderno.

  • il gesto tecnico nello stile Antico è risultato essere più breve nel tempo rispetto a quello effettuato nello stile Moderno.

  • in alcuni tracciati è presente uno “spike” dovuto ad un errore della sonda, che però è del tutto ininfluente ai fini della valutazione, in quanto avviene notevolmente prima del lasso di tempo utile ai fini del test.

[1] Konrad P. 2006

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