Il “colpire distanza” e il lancio primordiale
- Vittorio Brizzi
- 19 ott 2016
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L’atto di scoccare una freccia e colpire un bersaglio distante dal cacciatore ha radici molto lontane nel tempo: il colpire a distanza, infatti, rappresenta l’estrema evoluzione di un gesto realizzato attraverso la forza muscolare, antico di quasi due milioni di anni. Testimonianze archeologiche nella Rift Valley ci raccontano di cacce a grossi mammiferi portate a termine con “bolas”, sferoidi di pietra utilizzati per impastoiare le gambe delle prede e bloccarle al suolo. Da quel momento, i bifacciali (amigdale), utilizzati come proiettili, e impiegati fino a trecentomila anni fa hanno perfezionato l’atto di abbattere la selvaggina a distanza. Contemporaneamente la lancia ha fatto la sua comparsa nello scenario venatorio, prima utilizzata con le mani (mantenendo comunque la distanza di sicurezza con la preda pericolosa) e successivamente scagliata come un giavellotto, a distanza. Il propulsore (o Atl Atl) ha fatto il suo debutto nel Pleistocene, perfezionandosi successivamente fino al termine dell’ultima glaciazione di Wurm. In quel momento avviene la comparsa dell’Arco.
Limitare ed evitare il contatto fisico con la minaccia o la preda in caccia è una modifica innovativa del comportamento di tipo sequenziale e nello stesso tempo psichica dirompente, che influisce direttamente nella selezione naturale. Oltre a questa acquisita capacità progettuale di azioni sequenziali, si sviluppa la progettualità dell’inganno, riferita al controllo dell’emotività durante le varie fasi dell’azione (ricerca, appostamento, lancio, ferimento, inseguimento, recupero e consumo della carcassa), tutto questo complesso di neo-attitudini, per i nostri antenati, può essere sintetizzato nel concetto di strategia dell’attesa. Inganno è predare ciò che si vede a distanza, lanciando qualcosa: sasso, bifacciali, giavellotto, freccia, proiettile, ecc. Ortega Y Gasset[1] afferma che la maggiore efficienza delle armi non ha nulla a che vedere con la Caccia (ed è sicuramente così da un punto di vista filosofico), nel Paleolitico superiore, a fronte di una glaciazione devastante al suo culmine, la necessità adattativa di un sistema di prelievo selettivo ed efficace diventa veramente molto forte.
Il fatto che in più parti del mondo preistorico, intorno a ventimila anni fa, sia ormai accertata la nascita del nuovo sistema balistico, ci fornisce uno spunto stimolante per addentrarci in questa metafora e per comprenderla meglio, ci torna utile la paleoantropologia[2]. L’arco e le frecce moderne testimoniano un’estrema evoluzione tecnologica: sono infatti strumenti per colpire a distanza in questa strategia dell’inganno e dell’attesa, perfezionati e geniali ma ancora radicalmente collegati con il “lancio” primordiale. A partire dalla rivoluzione neolitica (che dalle nostre parti ha fatto la sua comparsa ottomila anni fa) il cacciatore perde gradatamente il suo ruolo di leader del Clan, come procacciatore di carne selvatica, a causa di un mutamento che influenza profondamente l’economia generale delle società: inizia la coltivazione del terreno e poco alla volta, l’addomesticazione degli animali prima selvatici e quindi la pastorizia.
Soprattutto finisce il nomadismo e nasce la proprietà, con la conseguente accanita difesa del suolo “privato” e lo testimoniano i ritrovamenti di scheletri umani con chiari segni di violenza, pressoché assenti nelle società cacciatrici precedenti; il cacciatore, grazie alla sua abilità con l’arco, con facilità diventa guerriero. Egli mantiene comunque il suo mestiere, pur diminuendo la reale necessità del cacciare (lo testimoniano i ritrovamenti della paleofauna dell’età del Bronzo e di quella del Ferro, dove le frecce continuano a lasciare tracce). Indubbiamente il lancio primordiale e il perfezionamento degli strumenti di lancio hanno contribuito allo sviluppo del cervello umano, interessando particolarmente le aree della neocorteccia preposte al linguaggio articolato con ovvie conseguenze.[3] Il ‘colpire a distanza’ è quindi l’elemento differenziante principale presente solo nella specie umana; ha fatto la sua comparsa nel Paleolitico inferiore e si è lentamente evoluto via via fino al Mesolitico, quando l’Arco è con certezza testimoniato dall’archeologia.
[1] Ortega Y Gasset J., 1986
[2] [2] Brizzi, V. 2002
[3] Calvin, W. H.1991
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